Arte pubblica
Basilica di S.Giacomo, sec.XI, Bellagio (CO)
La realizzazione della grande fonte battesimale per la Basilica di San Giacomo a Bellagio, un capolavoro dell’XI secolo, impegnò Daverio per quindici mesi durante i quali, per mezzo di un lavoro di cesello, realizzò un’opera espressa con un linguaggio moderno e perfettamente inserita nel contesto architettonico medievale.
Macba - Barcellona
A seguito dell’acquisizione di alcune opere grafiche di Daverio, il direttore Miquel Molins, scrisse: “Dopo aver esaminato con attenzione il catalogo dell’opera di Daverio, di aver letto della sua interessante relazione con Melotti e la sua concomitanza in certi momenti con le immagini di Klee, Mirò e Dubuffet, pensiamo che il periodo che più si relaziona con la nostra collezione sia quello rappresentato dalle opere degli anni ’30 … a testimonianza che artisti distanti tra loro e senza conoscersi, esprimessero simbolismi simili”.
“Dopo aver esaminato con attenzione il catalogo dell’opera di suo padre, di aver letto della sua interessante relazione con Melotti e la sua concomitanza in certi momenti con le immagini di Klee, Mirò e Dubuffet, pensiamo che il periodo che si potrebbe relazionare con la nostra collezione sarebbe quello rappresentato dalle opere degli anni ’30 che appaiono alle pagine 99, 100 e 101 della sua monografia” con questo intento il consorzio del Macba acquisì alcune opere grafiche di Daverio, a testimonianza della loro originalità espressiva e della relazione simbolica e grafica con quelle che il Macba già possedeva.
“In nome del Macba ho il piacere di ringraziarla per la proposta delle opere di Franco Daverio per il Museo di Arte Contemporanea di Barcellona. Dopo aver esaminato con attenzione il catalogo dell’opera di suo padre, di aver letto della sua interessante relazione con Melotti e la sua concomitanza in certi momenti con le immagini di Klee, Mirò e Dubuffet, pensiamo che il periodo che si potrebbe relazionare con la nostra collezione sarebbe quello rappresentato dalle opere degli anni ’30 che appaiono alle pagine 99, 100 e 101 della sua monografia” con questo intento il consorzio del Macba acquisì alcune opere grafiche di Daverio, a testimonianza della loro originalità espressiva e della relazione simbolica e grafica con le opere che il Macba già possedeva e che il direttore, Sig.Miquel Molins mi mostrò, evidenziando come artisti geograficamente così lontani e sicuramente non in contatto tra loro, sapessero esprimere contemporaneamente simbolismi artistici tanto simili.
Quando il direttore del Macba Sig.Miquel Molins, mi mostrò alcune collezioni che il Museo possedeva, mi fece notare quanto fosse interessante che artisti geograficamente così distanti tra loro, nello stesso momento storico e senza conoscersi, sapessero esprimere contemporaneamente simbolismi artistici tanto simili.
Nel 1951 Daverio collaborò con Salvatore Fiume e Gianfranco Ferroni, alla realizzazione di un grande dipinto, di 48 x 3 metri, che ornò il salone di prima classe del transatlantico Andrea Doria, in allestimento in quell’anno. All’epoca si diceva che la nave fosse stata modellata intorno a quel dipinto. Com’è noto, in seguito ad uno speronamento da parte di un’altra nave, l’Andrea Doria affondò portando con sé questo capolavoro.
Parrocchia di Santa Teresa di Lisieux - Bergamo
Daverio collaborò fin dalla nascita di questa moderna chiesa ipogea, realizzando le opere d’arte contenute al suo interno, attraverso una scelta artistica improntata alla semplicità espressiva. Vi dimora, tra le altre, la grande scultura fusa in bronzo del Cristo in croce, il cui originale ligneo realizzato nel 1950, è custodito in Vaticano.
Chiesa di San Nicolao - Milano
Esprimere il non visibile è intrinseco all’arte stessa e per Daverio questo concetto non si svela dogmaticamente, ma attraverso una libera interpretazione dello spirituale e della morte, alla quale si indirizza il messaggio dell’artista.
Crocifisso ligneo nelle Sale Vaticane - Roma
«È stato uno sguardo a dare il via a quest’opera. Si era agli inizi degli anni ’50; il dopoguerra stava velocemente correndo verso un certo benessere; ogni tanto però attraverso un libro o un film tornavano alla memoria gli orrori della guerra. I pensieri ed i sentimenti, quando si fanno vita, vanno sempre ad abitare in qualche luogo concreto del nostro mondo. Sembrano obbedire ad un segreto richiamo. L’artista, quando veramente lo è, ha il dono di scovarli e di metterli in luce. Franco Daverio ha visto nella naturale malformazione della corteccia di un pero un ginocchio ferito, brutalmente scarnificato….
Si è messo in ascolto, ha sentito un richiamo: quella ferita urlava il dolore di mille e mille prigionieri. Andava accarezzata e tolta dall’oblio. Ad aiutarlo sono stati due rami che interrogavano il cielo. La bella intuizione passa ora nelle mani dello scultore. In lui è la mano ad ascoltare, ad accarezzare, ad accogliere … e se un incontro autentico avviene, se l’opera vera nasce, questa sarà semplicemente bella, o meglio se detta in greco “Kalòs” cioè chiamata, fatta di voci e rimandi, in un unico grande dialogo. Se queste note preparano a guardare il Cristo del Daverio, l’emozione vera è riservata a chi si avvicina a quest’opera e semplicemente guarda le mani che convertono la disperazione in gesto di accoglienza, quella testa che non ha età, né epoca, né razza.»
Giuseppe Sala
«In un angolo dello studio un crocifisso scheletrico allunga le braccia al cielo in una nuova versione tremendamente drammatica, intagliato com’è in un tronco d’albero intero … Fino al 1945 Daverio scolpì secondo le regole dell’arte classica, poi un bel giorno si disse: “basta è troppo facile, così sono capaci tutti” e cominciò ad adottare un nuovo stile, un po’ impressionista, un po’ futurista, un po’ astratto, un po’ primitivo.»
Corriere della sera ’55
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Chiesa di San Lorenzo Martire – Redona (BG)
“Lo scultore silenzioso”, così l’artista e amico Mirando Haz tratteggia il carattere di Daverio: “Un artista interamente assorbito dal suo mestiere e dalla sua arte e pochissimo propenso al mercato, ai salotti buoni e al marketing, cosa che in un mondo ideale sarebbe un gran merito, ma che sovente ha invece ben altri effetti”. Haz nel recensire l’opera realizzata da Franco per la Chiesa di Redona scrisse: “la porta non ha nulla di magniloquente come i troppo osannati portali di tanti trionfalistici scultori, potremmo definirla la ‘porta del silenzio’, silenzio che si manifesta nella massima solennità sulla rustica e incompiuta facciata della chiesa”.
Ingresso dell’Ospedale Sacra Famiglia - Erba (CO)
«All’ammirazione, alla devozione dei beneficati bisogna pure dare la parola, una delle ultime. Convinta, fervida, preziosa è quella detta dall’arte di un giovane scultore diventato artista per merito di irresistibile vocazione. La sua arte è figlia di vocazione e sensibilità spontanee, portata a raccogliere i legami del bello nell’intimità delle emozioni forti, quelle che sanno ispirare un artista, manifestandosi in questa scultura e astraendosi dalle norme codificate dei gusti accademici ed esprimendo sentimenti attraverso un linguaggio estetico tanto denso di umanità quanto informato di ispirazione Divina.»
Mario Tantardini
Chiesa Santa Maria Assunta e San Giacomo Maggiore - Romano di Lombardia (BG)
Opera inserita su base ottagonale in pietra di epoca seicentesca, realizzata con lamine di rame e argento dorate, lavorate a cesello.
Chiesa di S.Giacomo Apostolo - Baresi (BG)
Da un ceppo di noce di eccezionali dimensioni, con un approccio rigoroso dei volumi, Daverio scolpisce una base per altare unica: “la mano dell’artista l’ha accarezzato con rispetto, suscitandovi con calcolo sorvegliatissimo, immagini e simboli che paiono emergere con la forza spontanea, inarrestabile delle cose vive”.
Chiesa di Sant’Eufemia - Erba (CO)
“I pensieri ed i sentimenti quando vengono ben espressi, diventano vivi e vibranti attraverso l’opera artistica. Daverio ha il dono di scovarli e di metterli in luce, come in questo magnifico Cristo in croce raffigurato con un linguaggio plastico nuovo e singolare.”
Chiesa di Santa Maria Nascente – Erba (CO)
Opera lignea raffigurante Sant’Antonio, realizzata nel 1952
Parrocchia del Corpus Domini di Pagliaro (BG)
“Le opere di Daverio, contribuiscono a dare una nuova percezione della fisicità senza modificarla veramente. Nell’ammirare questo San Carlo, scolpito nel ’53, l’osservatore percepisce che si tratta di un messaggio sublimato che va oltre la sensibilità dell’intelletto e l’attenzione al dettaglio, ma risveglia sentimenti quasi ancestrali esprimendo la purezza e la forza della bontà”.