Articolo de “L’Eco di Bergamo” 2 settembre 1968 di d.l.Pagnoni
Da un ceppo di noce di eccezionali dimensioni un artista dotato di estro e di sensibilità religiosa , lo scultore Franco Daverio, ha tratto questa singolare base per mensa eucaristica.
Il magnifico pezzo conserva intatta la nativa bellezza plastica espressa dal vigoroso e organico svolgersi dei volumi. La mano esperta dell’artista l’ha accarezzato con amore pari al rispetto, suscitandovi con calcolo sorvegliatissimo immagini e simboli che paiono emergere con la forza spontanea, inarrestabile delle cose vive.
Tutto ciò permette che la raffigurazione del mistero Pasquale di Cristo, che muore e risorge, primogenito dei viventi, per la gioia di tutti raggiunge livelli di suggestività mistiche.
E’ una assai consolante conferma delle capacità di Franco Daverio scultore, le cui creazioni vanno guadagnando la simpatia e il favore di una cerchia sempre più vasta di architetti, di sacerdoti e di quanti coltivano il gusto del bello, perché le trova cariche di genuinità, di purezza, di robusto senso della materia e di sincera partecipazione umana.
Evidentemente quest’opera si pone come esplicita forza polemica contro il dilagare di una squallida quanto avvilente protezione di altarini commerciali (in formica!), che, in una sconcertante confusione di valori, si installano sul presbiterio di troppe chiese ormai, a scapito di tante cose ma soprattutto del buon gusto e anche, convenitene, del buon senso.
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