Articolo de “La Provincia di Como” di Emilio Magni.
Al centro del grande cortile dell’ospedale Fatebenefratelli di Erba, tra gli edifici e secolari alberi maestosi, si alza una statua bronzea che raffigura, in dimensione più grande del naturale, un frate che cinge il braccio a un giovane: come per soccorrerlo, aiutarlo amorevolmente. L’opera è molto bella per l’armonia delle forme, per l’espressione che si legge sui volti, per il messaggio umano e cristiano che emana. Raffigura San Giovanni di Dio, il frate portoghese fondatore di ospedali in Spagna e energico e benevolo assistente di malati, morto nel 1550. Pochi anni dopo i suoi proseliti fondarono l’ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli.
Penso che purtroppo pochi degli erbesi e degli altri frequentatori del “Fatebenefratelli” sanno che questa bella opera è dello scultore Franco Daverio un loro concittadino. Daverio, era della frazione erbese Incanterana (o Canterana), dove nacque nel 1914. In una cascina contadina tipicamente brianzola, teneva il suo atelier. Eseguì lo stupendo bronzo su commissione: negli anni Cinquanta, quando l’ospedale stava allargandosi notevolmente.
Studente alla scuola d’arte di Cantù e allievo di Melotti, Franco Daverio è diventato presto un artista importante. Ha trovato però più affermazione lontano che nella sua Erba, dove è stato purtroppo dimenticato. E’ morto qualche anno fa ma a Bergamo è rimasto molto di lui e della sua opera.
Ho ritrovato l’arte di Daverio grazie a internet e al lancio di alcune mostre di gioielli e monili ispirati alle sue sculture, alcune delle quali addirittura degli anni Trenta. Quelle opere erano tutte ispirate all’arte africana che fu il “motivo conduttore” di quasi tutta la sua produzione artistica, la quale guardava molto alle figure stilizzate tipiche delle etnie centro africane e sahariane. Daverio amava scolpire a sbalzo su grandi fogli di rame, oppure su piccole superfici metalliche, o lapidee, alcune assai piccole, come erano appunto i gioielli che ora piacciono tanto.
Opere come il “San Giovanni di Dio” e altre eseguite su commissione risultano forse al di fuori del suo stile, anche se danno pur esse un’indicazione precisa della sua grande arte.
A portare avanti ora la tradizione dei gioielli di Franco Daverio è il figlio Luca che ha raccolto in pieno il messaggio e l’arte paterna creando un’attività che gode di un notevole successo con un negozio di gioielleria nel centro di Bergamo.
Per un vecchio erbese come me è tuttavia più emozionante il ricordo dello studio di Daverio a Incanterana che, ancora ragazzino frequentavo, spesso con l’amico Luigi Dino Guida che poi diventerà un bravo pittore acquarellista. Andavamo nei prati a cogliere ciuffi d’erba con i quali strofinavamo le opere per accelerare la formazione del verderame. Franco in quei tempi rimediava solo qualche lavoro qua e là. Ricordo un grande cavallo ligneo coperto di lastre rame e soprattutto un crocefisso scolpito in un grande ramo di pero biforcuto.
Chissà dov’è finita quella sublime scultura. Tra gli incarichi vi fu, nell’estate di 60 anni fa, quello di dipingere San Francesco di Incanterana. Lui si mise d’impegno, sistematosi su un cavalletto, fece un fondo bianco, poi cominciò a disegnare. Luigi, futuro artista e io, eravamo garzoni. Quando ormai la figura era ben delineata, uno dei vecchietti che si erano radunati per assistere l’opera, disse brutalmente: “Ma quel lé l’è minga San Francesch”.
Vi fu un attimo di silenzio e poi Daverio, senza girare la testa, guardando sempre il disegno rispose: “Ma vü lì vest San Francesch?”. Il vecchio restò zitto e se ne andò.
Ecco alcuni esempi di Gioielli in rame sbalzato, in rame e oro, in oro e argento, in argento e vetro e in oro.