Articolo de “L’Eco di Bergamo” sabato 13 Gennaio 1973
Molti fra coloro che già in questi giorni sono entrati nella Galleria “Della Torre” a visitare le opere di scultura di Franco Daverio, il quale ha inaugurato la sua mostra soltanto da sabato scorso, si saranno chiesti perché lo scultore non si è presentato al pubblico prima d’ora. Non trattandosi di un principiante ma di un artista vero, nel senso più completo della parola, Franco Daverio non ha bisogno certo di pubblicità e lodi oltremisura.
Ma abbiamo bisogno noi degli artisti , soprattutto ne hanno bisogno coloro che amano le cose belle e che trovano motivo di ispirazione nell’ispirazione stessa dell’artista.
Il nome di Daverio non è sconosciuto ai più, ma la maggioranza ha potuto vedere fino a ieri qualche sporadica opera dello scultore solo in alcune collettive, oppure nella parrocchiale di Santa Teresa di Lisieux alla Conca Fiorita in città.
La mostra completa delle opere esposte ora in Galleria, danno la vera dimensione delle capacità di Daverio, uno scultore che ora possiamo con onore chiamare concittadino perché da quasi trenta anni residente a Bergamo. E ci fa piacere l’averlo nel numero degli artisti di casa nostra perché viene ad allungare la schiera dei migliori che fra noi non sono mai mancati e che ci auguriamo non abbiano a mancare per l’avvenire.
In un primo momento l’osservatore, abituato forse alla scultura tradizionale, si sentirà sbigottito incontrandosi con le opere di Daverio. Ma poi, adagio adagio, quelle sculture acquista un loro chiaro significato, diventano familiari, entrano nell’intelligenza e nello spirito di ognuno. Qualcuno le sfiora con la mano appena appena quasi per non distoglierle dalla visualità mistica nella quale sono immerse; altri li osservano a lungo intavolando forse un discorso con la figura rappresentata, un discorso che oltrepassa il tempo e coglie l’istante dell’espressione che diviene vivente in una maternità, per esempio, o in un personaggio che sembra aver vissuto molti e molti secoli fa.
E’ certo un fatto. Le sculture di Daverio non solo hanno un fascino esterno incantevole, ma sono e diventano vive per quello che comunicano e suggeriscono. Non è questa, si badi, un’impressione che nasce da un sentimento superficiale o istantaneo che non ha valore proprio per l’immediata suscettibilità del momento. Diciamo anzi che se c’è un artista che ha bisogno di essere studiato da vicino per essere compreso, questi è proprio Franco Daverio.
Di conseguenza, le sue sculture vanno ammirate per quell’autenticità che posseggono; la forza espressiva del tema; la sostanzialità dell’idea tradotta e in volumi, masse e movimento; l’armonia compositiva che segue costantemente una linea conduttrice senza ripetersi e senza ingannarsi (si vedano a questo riguardo i disegni esposti, i quali danno una chiara immagine dell’abilità creativa e realizzatrice di Daverio); la personalità schietta e autentica dell’artista che si manifesta in tutta la sua originalità la quale non ammette confronti e paragoni con nessun altro; il valore intrinseco dell’opera in quanto tale che non da adito a divagazioni di sorta e, infine, l’abilità tecnica di esecuzione.
Si sottopongano ora tutti questi elementi di valutazione e che se ne traggano le conseguenze. Franco Daverio che già da studente alla Scuola d’Arte di Cantù ottenne gli elogi del famoso architetto Le Corbusier, il quale affermò testualmente: “ le cose più belle le ho viste nei disegni di questo giovane, può sicuramente essere elencato tra i nostri migliori scultori. E’ una costatazione, nient’altro”.
Sue opere figurano a Bellagio dove nella parrocchiale è il “fonte battesimale”; a Milano nella chiesa di San Nicolau è una “via crucis” e in quella di Musocco una “statua di San Francesco”; a Romano Lombardo il “fonte battesimale” nella parrocchiale e un “crocifisso” nel collegio San Defendente; alla Conca Fiorita di Bergamo, nella chiesa di Santa Teresa, una “statua della Madonna”, la “pala della mensa” dell’altare, il “tabernacolo” e il meraviglioso e suggestivo “crocifisso”, ora esposto in Galleria per la mostra, realizzato nel 1942 e che rimase esposto per 2 mesi a Milano nella chiesa di Sant’Ambrogio in collettiva con famosi artisti italiani.
Da giovane Franco Daverio ha collaborato con Fiume nell’affrescare la “Andrea Doria”. Egli lavora pure in cesello, sbalzo, scolpisce in marmo e in pietra.
La mostra rimarrà aperta fino al 18 gennaio.
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