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Daverio, lo scultore silenzioso

Articolo de “Il Giornale di  Bergamo” 15 novembre 1977

Lo scultore Daverio è uno degli artisti più significativi operanti a Bergamo e la sua fama meriterebbe una considerazione più vasta in ambito nazionale. Nativo di Erba ha frequentato l’istituto d’arte di Cantù, sotto la guida dello scultore Melotti, ricevendo lodi solenni da Le Corbusier in visita all’istituto. Suo primo estimatore fu il Conte architetto Alfonso Orombelli, forse il più raffinato collezionista d’arte in Italia, che intrattenne sempre con Daverio rapporti di cordiale amicizia.

L’opera di Daverio non è stata ancora vista in una grande mostra riassuntiva e sarebbe applicabile che gli addetti alla cultura bergamasca si facessero promotori di una rassegna delle opere dell’artista in una sede degna.

Il riserbo e la timidezza di Daverio sono veramente eccezionali nel panorama dell’arte contemporanea in cui, spesso, dilettanti di terzo ordine riescono a crearsi un battage pubblicitario e una notorietà che i veri maestri operanti nel silenzio dei loro studi non riescono neppure ad immaginarsi.

Il silenzio che avvolge Daverio  nel suo modestissimo studio ( una visita a questo studio ripostiglio darebbe la misura della semplicità direi dell’angustia in cui vive questo scultore) è comunque, così denso, che rischia di avvolgere anche la sua ultima opera e cioè il portale della Chiesa di Redona. La porta di Daverio non ha nulla di magniloquente, come i troppo osannati portali di tanti trionfalistici scultori del nostro tempo. Potremmo definirla una porta del silenzio, silenzio che si manifesta nella massima solennità sulla rustica e incompiuta facciata della chiesa di Redona. Il materiale stesso, in legno, ne denota la semplicità e, così, la composizione organizza è una sorta di astrazione e di riassunto il mondo di Daverio. Fa capo un mondo fantastico, primitivo, barbarico, con perenni richiami alla ieraticità degli artigiani dell’anno 1000.

Aldi là dei significati religiosi che è un ecclesiastico potrebbe trarre da questi simboli, da queste teste- forma-decorazione, è l’uomo Daverio che si presenta nella sua realtà fatta di mistero, rigore, mestiere, estro.

Link all’articolo originale:

Franco-Daverio-giornale-bergamo-15-11-1977

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