Tratto da: Il Corriere della sera, 10-11-1955
Lo scultore Franco Daverio ha rifiutato di cedere per un milione una sua piccola statua.
Erba, novembre 1955 – A Erba, nel cuore della Brianza, vive un oscuro e bizzarro artista che è già stato rivelato al pubblico Milanese. Si chiama Franco Daverio ed ha il suo studio in una stretta viuzza, via Tosi, che va a perdersi fra orti e frutteti, fuori paese. Lo studio è al pianterreno di una vecchia casa contadina, con due finestre che danno sulla campagna. Appena si entra ci si trova di faccia a due statuette di donne nude, nere e legnose, dall’aria così antica che sembrano uscite da qualche scavo archeologico. Sono di legno, si, ma nonostante l’apparenza la loro data di nascita è recentissima: sono state scolpite alcuni mesi fa. Ciò non significa che lo scultore Daverio non sappia creare opere nel senso moderno della parola. Ma egli lo considera “troppo facile”, quasi “superato”. Di qui il suo desiderio di ritornare all’antico. Lungo le pareti si allineano statue e statuine di ogni forma e dimensione, quadri, abbozzi, bassorilievi, braccialetti barbarici, mortai intagliati, gingilli che paiono usciti da tombe faraoniche; e disegni e strumenti sparsi in una confusione tale quale si può ritrovare solo nei laboratori degli scultori. Franco Daverio è al centro dell’atelier e sta lavorando intorno a una gigantesca statua equestre che ricorda vagamente il cavallo di Troia, come lo si vede nei libri di scuola. Il cavallo è stato ricavato da un grosso tronco d’albero e altri tronchi sono serviti per le zampe e il cavaliere. Poi lo scultore ha ricoperto tutto di rame e oggi nessuno indovinerebbe che sotto c’è il legno. Questo è il procedimento del signor Daverio: intaglia il legno e poi quando la statua è finita la ricopre a poco a poco di rame. I bassorilievi invece sono di rame sbalzato, di un tipo che sta a metà strada tra l’ingenua arte primitiva e la sofisticata arte modernissima. In un angolo dello studio un crocifisso scheletrico allunga le braccia al cielo in una nuova versione tremendamente drammatica, intagliato com’è in un tronco d’albero intero. Qualche tempo fa un ricco villeggiante ha offerto un milione a Daverio perché glielo cedesse. Ma Daverio non vuole mai vendere niente. Intaglia, scolpisce e dipinge e ammucchia i suoi lavori nella casa. Gli abitanti di erba lo considerano un originale. Daverio ha 38 anni. Dopo le medie frequentò per 4 anni la scuola d’arte di Cantù, poi si dedicò esclusivamente alla scultura. Fino al 1945 scolpì secondo le regole dell’arte classica. Poi un bel giorno si disse: “basta, così è troppo facile, tutti sono capaci… “. E cominciò ad adottare un nuovo stile, un po’ impressionista, un po’ futurista, un po’ astratto, un po’ primitivo.