Articolo de “L’Eco di Bergamo” mercoledì 22 luglio 1964
Opera dello scultore Franco Daverio
E’ una produzione veramente singolare dello scultore Franco Daverio, che va ogni giorno più sorprendendo amici e ammiratori con l’estrosità delle sue creazioni.
Di fronte al loro stupore egli ama ripetere di essere nato con nove secoli di ritardo, volendo con ciò assicurare che le cose lui le vede veramente così, spontaneamente, poeticamente.
Ma lo stupore è gioia profonda e sincera consenso, perché ognuno avverte che in queste “strane” produzioni c’è un accento moderno estremamente valido, che risponde all’attesa ormai diffusissima di un linguaggio scarno per cose genuine.
E facile parlare di arcaismo, ma a patto che si salvi al termine il valore di voce nuova e novatrice, progrediente verso soluzioni intraviste come determinanti per un’intera epoca.
Il calice è piaciuto, per la sua forma e per il tema a cui si è ispirato.
Il tema è indicato dalla didascalia sbalzata sulla base: i misteri dell’amore, e figurativamente è espresso sulla coppa dall’ immagine del Cristo che nel gesto redentivo genere la catena degli uomini nuovi, incorporati a lui nella carità. E’ il tema dell’ecumenismo della Grazia.
Gli sbalzi sono ricavati direttamente su lamine d’oro fissate con chiodini pure di oro e fatti a mano. Niente tornio, niente saldature, niente bagni elettrolitici. Un’opera saporosa di un “artigiano”: dall’anima di fanciullo incantato dalla natura, che nutre un irriducibile orrore per le freddezze della macchina e per la vacuità delle cose prodotte in serie.
Da questo link
Franco-Daverio- l’eco di bergamo- arredi sacri.pdf
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